Rassegna Critica


Schivo, taciturno ma sinceramente simpatico, così mi è apparso Sergio Borella, pittore nato a Milano, come lo scrivente, il giorno che mi fu presentato dall’amico comune e collega Claudio Zeni.
Era accompagnato dalla moglie, dolce, colta (anche lei pittrice) apparentemente remissiva e da due figli meravigliosamente belli e entrambi professionalmente artisti. Non avrebbero potuto fare altro, avendo respirato da sempre, aria impregnata di cultura.
Abbiamo subito familiarizzato parlando di pittura e di comuni amici e conoscenti. Forse il fatto di essere entrambi lombardi e per giunta milanesi ci ha giovato molto... ma sicuramente è stata l’Arte in genere e naturalmente la pittura che ci ha uniti subito.
Una cena nella sua casa ricavata da un rustico decadente e reso funzionale dall’amore per la natura unitamente al gusto per le cose belle, ci ha fatto scoprire alcune affinità elettive comuni. Dicevo dell’amore per la natura che pervade la vita di Borella... infatti lui entra prepotentemente in scena il tema ecologico. Anche se come dice Osvaldo Prandoni in apertura ad una bella monografia «certo non è il primo che tratta tale argomento», certamente, ma egli lo tratta con semplicità e colta umiltà, senza l’inveire arrogante di alcuni che hanno scelto «il colore verde» per la propria battaglia esistenziale.
Mi hanno ‘catturato’ le immagini della sue tele, dove i rifiuti abbandonati nell’ambiente, da persone che hanno cercato di bruciare il poco tempo loro a disposizione, in modo irragionevole e disordinato, sono presentati in maniera surreale ed iperrealistica» come le nature morte, dove egli però ha immesso una personalissima atmosfera (questo è il suo marchio) che completa l’equilibrio dei volumi.
Elementi quasi costanti delle opere del Borella sono i rami secchi, radici contorte, barattoli vuoti deformi, carcasse d’automobili e carta, tanta carta abbandonata - che credo debbano indicare lo stato d’animo dell’artista per l’indifferenza dell’uomo di oggi verso la bellezza della natura, del paesaggio. E qui riporto alcuni pensieri di Prandoni su Borella :”E’ un rimpianto verso le civiltà rinascimentali confermato anche dalla scelta di uno stile pittorico tradizionale”.
Devo sinceramente ammettere si potrà vincere la battaglia contro il degrado dell’habitat in cui viviamo, solamente con la crescita culturale e sociale dell’uomo nell’arte di Sergio Borella può essere uno dei veicoli di sensibilizzazione.

G. Toni-Hoffman